2020-06-05 13:00:00

L’intervento del prof. Galli della Loggia sul Corriere della Sera di oggi mostra ciò che un grande intellettuale non dovrebbe mai essere: superficiale, arrogante, maleducato. Le ultime due sono doti che attengono al carattere più che all’intelligenza. Quanto all’arroganza, non ci sorprende, e sotto questo aspetto il pezzo di oggi può essere rubricato come l’ennesima recidiva. La maleducazione poteva invece risparmiarsela, il professore, evitando battute sprezzanti sul piano personale a un dirigente sindacale, cui va la mia solidarietà: un attacco indecente, che non ha niente da spartire con l’esercizio del diritto di critica.
Nel merito della reprimenda che ancora una volta viene rivolta ai sindacati, colpevoli di un presunto sfascio della scuola italiana e di un’altrettanto presunta caduta di qualità e prestigio della classe insegnante, non c’è davvero una virgola in più rispetto a quanto, periodicamente, Della Loggia propina ai suoi lettori. Uno sfoggio di luogocomunismo, dove la superficialità si alterna alla vera e propria falsificazione dei fatti (oltre che delle opinioni), corredata da alcune evidenti omissioni: tra queste, la mancanza di ogni accenno al fatto che le retribuzioni del personale docente sono in Italia fra le più basse in Europa, così come è inferiore alla media la percentuale di risorse che il nostro Paese investe in istruzione, rispetto al suo prodotto interno lordo. Ed è evidente che la prima condizione consegue in buona parte dalla seconda.
Ma questi sono dettagli trascurabili, per il professore: nella sua visione vagamente aristocratica del mondo, quindi anche della scuola, i nostri guai nascerebbero dalla mancanza in Italia di un forte associazionismo professionale, cui farebbe riscontro la presenza di un sindacalismo a composizione indistinta (associando non solo gli insegnanti) e rappresentativo unicamente del precariato. Ammesso – e non concesso - che rappresentare tutte le professionalità operanti nella scuola, e in esse tanti lavoratori precari (non per loro colpa né per loro scelta) sia una diminutio di ruolo e di prestigio, ci è molto facile dimostrare come la stragrande maggioranza del personale liberamente iscritto ai maggiori sindacati del settore sia costituita da insegnanti di ruolo. Assunti con un sistema di reclutamento che avrà mille difetti, come ne ha forse qualcuno anche la selezione dei docenti universitari, ma che non si migliora certamente - e ce lo dimostrano i fatti – con le ricette sbrigative di una “meritocrazia” prevalentemente di facciata. Quella, per intenderci, per la quale si può approfittare per anni e anni del lavoro di un docente, perché di questo si tratta, senza essersi minimamente preoccupati di sostenerlo con efficaci supporti formativi nel suo lavoro, salvo pretendere di saggiarne le attitudini e le competenze con una batteria di quesiti, e facendo di questo la ragione di un’infinita contesa. Riconoscere il valore dell’esperienza professionale acquisita nel concreto svolgimento di un lavoro difficile e prezioso (senza il quale la scuola semplicemente non potrebbe funzionare) non è invocare il todos caballeros, così come difendere gli aumenti stipendiali legati all’anzianità significa, nella presente condizione, tutelare l’unico fattore che impedisce a nostri stipendi di allontanarsi ancor di più da quelli del resto d’Europa. Dove peraltro l’anzianità è riconosciuta, come e talvolta più che da noi.
Faccia uno sforzo, il professor Della Loggia. Si degni di prendere in considerazione, oltre al proprio pensiero, anche quello che modestamente, faticosamente, generosamente e forse anche intelligentemente i sindacati, e fra essi quello che mi onoro di guidare, che è il più rappresentativo nel settore, tentano di produrre in termini di analisi, studio, riflessione e proposta sulle problematiche di un mondo che in larghissima parte rappresentano. Un mondo in cui cercano di vivere da protagonisti non solo rivendicando più attenzione e doverose tutele per chi vi opera, ma tentando di offrire il proprio contributo per farlo crescere e costantemente migliorare. Il ruolo e l’apporto critico dei nostri intellettuali sulla scuola è sempre prezioso, ma dovrebbe realizzarsi anche attraverso un’autentica capacità di ascolto e una conoscenza più attenta, e scevra da preconcetti, sul lavoro e sull’impegno dei sindacati nel nostro contesto politico e sociale.

Roma, 5 giugno 2020

Maddalena Gissi, segretaria generale CISL Scuola

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