2017-11-10 17:00:00

Il primo incontro del tavolo di trattativa per rinnovare il contratto del comparto istruzione e ricerca è servito, e non poteva essere diversamente, a definire in termini generali tempi e metodi di lavoro per lo svolgimento del negoziato, che vede affrontare per la prima volta allo stesso tavolo questioni che riguardano il mondo della scuola, della Ricerca, dell’università e AFAM. L’ARAN, per bocca del suo presidente Sergio Gasparrini, ha richiamato a tal fine i contenuti dell’Atto di Indirizzo e i parametri economici di riferimento per la trattativa, manifestando la volontà di favorirne una conclusione in tempi quanto più possibile brevi.
La proposta inizialmente avanzata dall’ARAN, di procedere anzitutto alla definizione della parte comune del nuovo contratto attivando in seguito i tavoli specifici di contrattazione sulle peculiarità dei diversi settori, è stata poi modificata alla luce delle richieste di parte sindacale: partiranno dunque da subito i tavoli di settore, il confronto sugli aspetti comuni potrebbe avvenire in fase successiva (analogamente a quanto previsto per le aree della dirigenza) o procedere in parallelo. A breve saranno calendarizzate le prime convocazioni.
“Rinnovare dopo quasi dieci anni il contratto di lavoro – ha detto nel suo intervento a nome della Cisl Scuola la segretaria nazionale Ivana Barbacci - è un’opportunità che va colta nell’interesse delle lavoratrici e dei lavoratori”.
“Siamo pronti e determinati a lavorare – ha proseguito - perché si faccia non un contratto qualunque, ma un buon contratto. Alcuni punti fermi ci sono, e sono quelli contenuti nell’accordo del 30 novembre che la Cisl ha sottoscritto insieme alle altre sigle (Flc Cgil, Uil Scuola e Snals Confsal) con le quali si è avviato e prosegue un percorso comune. Il contratto è lo strumento per renderli pienamente operanti”.
È scontato, e la Cisl Scuola lo ha ribadito anche nel corso della conferenza stampa con cui prima della riunione all’ARAN è stato presentato il “Manifesto per la scuola”, che rinnovare il CCNL non è condizione sufficiente per risolvere in un solo colpo tutti i problemi che la categoria sta vivendo, a partire da quello di un riallineamento degli stipendi sui valori europei che resta l’obiettivo su cui va messa in conto una prosecuzione anche in prospettiva delle azioni necessarie per incalzare Governo e Parlamento, rivendicando adeguate politiche di investimento. È tuttavia una condizione necessaria per muovere un primo importante passo in quella direzione; esigenza altrettanto avvertita e urgente, e sarebbe una boccata d’ossigeno per il clima che si respira nelle scuole, è consolidare nel contratto nazionale l’impegno a riportare alla disciplina contrattuale tutte le questioni che incidono sulla retribuzione e sulle condizioni di lavoro del personale.
Questo si può fare mantenendo la rotta tracciata il 30 novembre: riportare alla contrattazione risorse già oggi destinate alla scuola e al suo personale, dare a ciascuno un quadro chiaro dei propri diritti e doveri, restituire senso e valore alle relazioni sindacali a tutti i livelli, facendo della contrattazione d’istituto la sede in cui, attraverso la definizione in modo trasparente di regole condivise, si possono creare condizioni che prevenendo l’insorgere di tensioni e conflitti favoriscono il “buon governo” dell’istituzione scolastica.

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